Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: sentenza storica a favore di questa famosissima App che usiamo tutti i giorni | Davvero protegge la nostra privacy

Sentenza storica della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo – depositphotos – www.passionetecnologica.it

Quando si utilizzano le varie applicazioni scaricate ed installate sui device in possesso o quelle già presenti di default, il pallino di tutti è la privacy.

O meglio, i livelli di tutela che questi offrono a chi le utilizza. E non c’è applicazione che debba essere esente da ciò. Si, perché non deve essere garantita solo dalle varie piattaforme social come Facebook, TikTok, Instagram o da quelle di messaggistica istantanea come WhatsApp, Telegram, Signal. La privacy è un diritto imprescindibile che non può e non deve essere negato a nessuno.

Questo vale, quindi, anche per tutte le altre App come quelle che consentono di avere i servigi di navigazione, o quelle che offrono contenuti on demand e quelle che fanno trascorrere del tempo in compagnia di giochini più o meno complessi. Insomma, è un dovere di tutte le aziende garantire la sicurezza e la privacy dei loro utenti che abitualmente frequentano le loro piattaforme.

E, per fortuna, la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si è espressa con voce ferma e decisa in questo senso, dando ragione ad una delle tante applicazioni presenti sugli smartphone degli utenti di tutto il mondo. Si tratta di una sentenza storica che metta al centro la persona, l’essere umano senza scendere a compromesso alcuno. Inoltre, dalla sentenza, si è appurata anche un’altra cosa importante.

Ovvero, che l’applicazione che in molti usano costantemente a qualsiasi ora del giorno e della notte, tutela e protegge sempre la privacy dei suoi frequentatori abituali. Insomma, si può essere felici di quanto accaduto. Ma perché è dovuta intervenire la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo? Beh, è qualcosa che parte da poco meno di sette anni fa e che si è protratta fino ad oggi.

No alle backdoor nelle applicazioni di messaggistica!

Ebbene sì, questo è il sunto preciso di quanto stabilito dalla Corte Europea che, poi, è anche una risposta a quella che era la proposta fatta dalla Commissione Europea. Ma cosa sono le backdoor? Beh, è molto semplice. Si tratta di un codice o di una serie di comandi che dovrebbero essere utilizzati solo in caso di emergenza. La piattaforma protagonista di questa storia è Telegram che, nel 2017, è stata inviata dai servizi segreti russi a fornire l’accesso alle chat protette.

Sentenza storica della Corte Europea per i Diritti dell’Uomo – depositphotos – www.passionetecnologica.it

Volevano avere accesso, a detta loro, per contrastare il terrorismo interno. Ovviamente, Telegram ha risposto con un gran rifiuto, appellandosi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Quest’ultima, ormai è risaputo, ha dato ragione alla piattaforma ribadendo che abbassare i livelli di crittografia end to end è rischioso per gli utenti ed anche deleterio per la tutela dei diritti umani.

Ha continuato, poi, sostenendo che sarebbe stata compromessa la sicurezza di tutti. Ha terminato, poi, difendendo la propria tesi con una motivazione incredibile. Si, perché indebolire la privacy degli utenti in una società democratica come la nostra, come quella in cui si vive oggi, solo per facilitare il compito delle Forze dell’Ordine, non è affatto qualcosa di giustificabile!