La minaccia dei buchi neri è una costante sempre presente nella nostra esistenza. Uno in particolare, negli ultimi mesi, preoccupa in particolar modo gli scienziati. Scopriamo insieme il perchè.
Nel caso in questione ci riferiamo a uno studio dell’astrofisico della Harvard Society Fellow Kareem El-Badry, il quale ha ‘capitanato’ un gruppo di esperti rispettivamente della Caltech, del Center for Computational Astrophysics, del Weizmann Institute of Science e dell’Observatoire de Paris.
In particolare il gruppo ha utilizzato tre strumenti scientifici quali il Large Sky Area Multi-Object Fiber Spectroscopic Telescope dell’ESA, lo spettrometro ad alta risoluzione Echelle e altra strumentazione di elevato valore tecnico. Lo studio ha permesso di analizzare oltre 160mila stelle nell’area della Gaia Data Release 3 (GDR3), ciascuna scelta perché avevano un’orbita con due corpi.
Quest’ultima infatti è una caratteristica fondamentale dei buchi neri, emersa nel caso peculiare della stella Gaia DR3 4373465352415301632. Si tratta di un astro che, a tutti gli effetti, nasconde un buco nero.
El-Badry ha commentato che i dati “ci fanno vedere chiaramente un’ellisse che tratteggia l’orbita attorno al buco nero. La dimensione dell’orbita e la sua durata, per altro, ci danno indizi importanti sulla massa del buco nero e sulla sua capacità di ‘risucchiare’ ciò che c’è accanto“.
Un buco nero vicino alla Terra, ecco cosa c’è di vero
Ma, alla fin fine, c’è davvero di cui avere paura? El-Badry scrive che “il suo compagno è davvero ‘oscuro” pertanto vi sono buone ragioni di preoccupazione. Sicuramente, sotto un profilo tecnico, il buco nero di Gaia DR3 è il più vicino mia rilevato alla terra. Ciò comporterebbe la lovecraftiana rivelazione che il cosmo è pieno di buchi neri ancora non scoperti, ‘dormienti’.
Le prime, prudentissime, stime scrivono di 100 milioni di buchi neri dormienti, la cui dinamica è ormai nota; si ‘divora’ la stella e si emette poi la sua luce. I buchi neri invece dormienti non hanno elementi di distruzione; niente radiazioni, niente luci di sorta. Però rimangono buchi neri, con tutto ciò che ne consegue.
Si tratta, va da sé, di pericoli relativi; anche il buco nero più vicino in assoluto a noi è lontanissimo, incapace di assorbirci e/o alterare in alcun modo la nostra esistenza per centinaia di anni, Spesso ci si dimentica come l’astronomia si muova su unità di misura lontanissime dalle nostre, caratterizzate da un intrinseco gigantismo.