Spesso la fine dell’umanità, in molte produzioni fantascientifiche od horror, viene attribuita ad apocalissi ambientali, legate alla fine delle risorse energetiche; oppure viene attribuita all’invasione di non morti, di zombie affamati di carne umana.
In realtà, se di apocalissi parliamo, la minaccia maggiore proviene dai virus. E proprio dai ghiacci in via di scioglimento della Siberia giunge una nuova, inquietante, minaccia. Virus rimasti congelati da secoli, ‘dormienti’. Ora risvegliati per la stupidità umana connessa al riscaldamento globale. Vediamo da vicino di che cosa si tratta.
Nel caso in questione ci stiamo riferendo ai microbi in Siberia, ‘liberati’ dal permafrost per l’innalzamento del caldo conseguenza del cambiamento climatico. Si tratta di microbi sconosciuti ai più, dei quali s’ignorano i reali effetti.
Il virologo Jean Michel Claverie ha avvertito, con una dichiarazione ripresa dal Daily Mail, che il riscaldamento globale rischia di liberare virus dei quali il mondo non aveva mai visto gli effetti da migliaia di anni, ‘congelati’ per millenni.
Claverie in particolare ha argomentato che se un virus aveva sterminato i Neanderthal – non sappiamo davvero, perché si siano estinti – i loro corpi congelati in Siberia potrebbero liberare i virus che, millenni fa, li uccise, rappresentando pertanto una minaccia per la razza umana.
Virus sono già stati rinvenuti nelle mummie rivenute in Siberia, nei lupi preistorici e nel polmone di una vittima di influenza sepolta nel permafrost. Senza naturalmente considerare l’eredità dei mammut. Vi sono già sei patogeni congelati rivenuti e ‘bloccati’ dagli scienziati.
Il cambiamento climatico e la Siberia, un abbraccio mortale
La minaccia peraltro capovolge la prospettiva; solitamente si guardava con timore alle minacce provenienti dal sud del mondo, ma questa è la prima volta che giungono dal nord, in particolare da una Siberia quanto mai ‘calda’. Nel 2016 un’ondata di calore in Siberia ha risvegliato spore di antrace che hanno ucciso un bambino, assieme a migliaia di cervi. Niente zombie, ma minacce batteriologiche quelle sì e in grandi quantità.
Secondo alcune previsioni già nel 2030 la Siberia, nei mesi estivi, potrebbe perdere completamente il suo – solo in apparenza – eterno strato di ghiaccio. Secondo Claverie è imperativo iniziare a sorvegliare chi vive in Siberia, specie gli Inuit che conducono una vita nomade presso il permafrost; non sappiamo infatti quali malattie potrebbero contrarre dai virus sprigionatasi dallo scioglimento dei ghiacci.
Attualmente dal 2019 il team di Claverie ha già isolato 13 differenti virus, ma il gruppo si aspetta di scoprire una nuova specie di virus, ritenuta ‘disastrosa’ per la razza umana.