Che cosa vive nelle profondità degli abissi oceanici? Si tratta di una scoperta tanto inquietante, quanto utile. Scopriamo insieme di che cosa si tratta.
L’uomo si è recato sulla Luna, ha sbarcato robot su Marte, ha fatto atterrare satelliti persino sulle comete. Eppure le profondità oceaniche rimangono ancora largamente inesplorate; risentono dell’attività umana, dell’inquinamento, del cambiamento climatico. Eppure biologi ed esperti sanno generalmente poco del pianeta blu, ignorano largamente come sia sott’acqua, specie scendendo alle più estreme profondità. Anche le esplorazioni sono state storicamente tanto brevi, quanto pericolose; la pressione elevatissima schiaccia i veicoli meno protetti e i batiscafi appaiono poco manovrabili, oltre che pericolosi per l’utilizzatore. Le recenti tragedie connesse all’esplorazione del Titanic rappresentano un”eloquente testimonianza.
Pertanto non bisogna sorprendersi di nuovi ritrovamenti, nuove sorprese scoperte laggiù nel profondo blu. Gli oceani, in articolare; e gli abissi oceanici ancor di più. Nuove specie, nuove alghe e nuove risorse, alla luce dell’esaurimento di quelle terrestri.
Nel caso odierno si ci riferisce alla Fossa delle Marianne, considerata convenzionalmente il luogo marino più profondo del pianeta; 11mila metri di profondità, sul cui fondale si aggirerebbe una creatura davvero particolare.
Proprio nella fossa, ad estreme profondità, è stato rivenuto un virus assai particolare. Tecnicamente è un ‘fago’, cioè un virus in grado di riprodursi nei batteri che sopravvivono nella Fossa. La scoperta è stata annunciata come ‘YB_HmeY_H4907‘ sulla prestigiosa rivista Microbiology Spectrum. Si tratta di una novità scoperta dalla Repubblica Popolare Cinese, specificatamente dalla Ocean University of China. I batteri analizzati afferivano al genere Holomonas.
La creatura che vive negli abissi, tutte le (bizzarre) specifiche
In questo caso la creatura scoperta è, come sottolineato, un ‘fago‘, cioè un virus che infetta altri batteri marini; non si può però trasmettere anche all’uomo, se questa è la principale preoccupazione.
A che cosa servono i ‘fagi’? Svolgono un ruolo importante nel mantenere l’equilibrio degli ecosistemi presenti. Grazie infatti a questi virus i batteri vengono drasticamente ridotti, a volte sino a un quarto dell’intero ecosistema. Uno ‘spazzino’ marino, così potremmo definirlo. I virus scoperti bilanciano l’ecosistema e ne consentono un funzionamento ‘sensato’.
I fagi infine, contaminando i batteri, consentono anche di conservare il carbonio presente nei fondali, evitando il suo accumulo negli oceani. Quali saranno le applicazioni della scoperta? Si riflette soprattutto su come usare i virus in questione nella sanità; e naturalmente per contrastare il cambiamento climatico.