Rinoceronte, finalmente la grande notizia: possiamo salvarlo | Addio estinzione

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Profilo rinoceronte bianco. Foto di patrice schoefolt

Una buona notizia non solo per questo rinoceronte a rischio estinzione ma per tutto l’ecosistema.

I cambiamenti climatici dovuti al surriscaldamento globale stanno mettendo a dura prova l’ecosistema. Avanza la desertificazione in alcune aree del pianeta che sta portando alla scomparsa di numerose specie di animali e piante.

Nell’ultimo rapporto pubblicato “Estinzioni: non mandiamo il pianeta in rosso”, il WWF parla addirittura di sesta estinzione di massa, a causa del tasso di estinzione di specie animali e vegetali di mille volte superiore a quello naturale.

L’Unione internazionale per la conservazione della natura, IUCN, ha accertato che negli ultimi 10 anni sono scomparse almeno 160 specie. Purtroppo il numero è in crescita e la lista va costantemente aggiornata. Ogni specie scomparsa rappresenta una grave perdita in termini di biodiversità per l’intero pianeta.

Quello che è certo, è che c’è sempre la mano dell’uomo nella distruzione dell’ecosistema. L’essere umano, infatti, è causa dell’inquinamento delle acque, falde acquifere comprese, dell’aria, del terreno. Inoltre, l’uomo continua a disboscare, sostituendo al verde degli alberi il grigio del cemento.

L’estinzione del rinoceronte bianco

Non è solo una questione di inquinamento, alcuni uomini continuano a portare avanti pratiche illegali come il bracconaggio. La caccia di frodo permette cospicui guadagni a chi la pratica grazie alla vendita di pelli, denti e ossa di animali sul mercato nero. Tra le specie animali vittima dei bracconieri c’è il rinoceronte bianco settentrionale, dichiarata ormai estinta, in quanto gli ultimi due esemplari rimasti in vita sono femmine. L’ultimo maschio, chiamato Sudan, è scomparso in Kenia nel 2020 all’età di 45 anni.

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Rinoceronti cresciuti in cattività. Foto di Rutpratheep Nilpechr

Ma la salvezza del rinoceronte bianco passa dalla scienza, grazie allo studio portato avanti da un team dell’Università di Osaka coadiuvati dai ricercatori dell’Università di Padova. Grazie agli ovociti delle femmine ancora in vita e lo sperma conservato degli esemplari ormai deceduti, gli studiosi puntano a favorire la riproduzione dei rinoceronti attraverso la fecondazione in vitro per poi far portare avanti la gravidanza ai due esemplari femmine. Pare che l’obiettivo non sia solo riprodurre un cucciolo, ma provare a favorire la ripopolazione.

Inoltre pare che gli scienziati abbiano messo a punto una nuova tecnica per ottenere cellule germinali primordiali, quelle che compongono ovociti e spermatozoi, da campioni di pelle di altri esemplari deceduti. Se tale pratica dovesse riuscire, potenzialmente, saremmo in grado non solo di salvare dall’estinzione molte specie, ma addirittura di riportare in vita quelle già scomparse. Una questione che impone delle riflessioni dal punto di vista etico, oltre la necessità di valutare l’impatto che potrebbe provocare sull’ecosistema la ricomparsa di specie già scomparse.