Un ponte di Einstein-Rosen , detto anche cunicolo spazio-temporale, è un’ipotetica caratteristica relativistica dello spaziotempo.
Il ponte di Einstein-Rosen viene spesso detto galleria gravitazionale, mettendo in rilievo la dimensione gravitazionale strettamente interconnessa alle altre due dimensioni: spazio e tempo. Questa singolarità dello spazio-tempo possiede almeno due estremità connesse ad un’unica galleria o cunicolo: la materia riesce a viaggiare da un estremo all’altro del cunicolo passandovi semplicemente attraverso.
Il primo scienziato a teorizzare l’esistenza dei ponti di Einstein-Rosen fu Ludwig Flamm nel 1916. In questo senso l’ipotesi della galleria gravitazionale è un’attualizzazione della teoria ottocentesca di una quarta dimensione spaziale la quale supponeva una quarta dimensione spaziale che abbreviasse le distanze, e così i tempi del viaggio.
Simulato un tunnel spazio-temporale tra due buchi neri con un computer quantistico.
Il wormhole, cioè il tunnel nello spazio-tempo non è stato creato fisicamente. I ricercatori hanno studiato la sua dinamica grazie a un computer quantistico. Questo ha simulato due buchi neri per poi inviare un messaggio tra loro attraverso una “scorciatoia” nello spazio-tempo. E’ il primo esperimento del genere. Gli scienziati lo hanno ideato per analizzare la possibilità della gravità quantistica, ossia di una teoria che unifichi la gravità e la fisica quantistica.
Queste sono due descrizioni fondamentali e ben studiate della natura che sembrano incompatibili tra loro. Lo studio è pubblicato su Nature dall’Università di Harvard, dal Massachusetts Institute of Technology (Mit), dal California Institute of Technology (Caltech), da Google Quantum AI e Fermilab. I wormhole, infatti, sono ponti tra due regioni remote nello spazio-tempo.
Nessuno li ha mai osservati sperimentalmente. Gli scienziati teorizzano la loro esistenza da quasi un secolo. Nel 1935 Albert Einstein e Nathan Rosen hanno descritto i wormhole come tunnel attraverso lo spazio-tempo. Per questo motivo sono definiti come “ponti di Einstein-Rosen”. Per la prima volta Juan Maldacena e Leonard Susskind, nel 2013, hanno proposto l’idea che i wormhole e la fisica quantistica possano avere una connessione.
Nel 2017 Jafferis, insieme ad altri colleghi, ha esteso il concetto ai wormhole attraversabili da un’estremità all’altra. I ricercatori hanno dimostrato che la descrizione gravitazionale di un wormhole attraversabile è equivalente al teletrasporto quantistico. Questo nuovo esperimento, quindi, ha esplorato l’equivalenza dei wormhole con il teletrasporto quantistico.
Ha sondato l’idea che le informazioni che viaggiano da un punto all’altro nello spazio possano essere descritte nel linguaggio della gravità o nel linguaggio della fisica quantistica. I ricercatori hanno condotto l’esperimento su una versione del computer Sycamore 2 di Google, che ha 72 qubit. Gli scienziati, però, hanno utilizzato solo nove qubit per limitare la quantità di interferenze e rumore nel sistema.