Pos, spunta la verità sulle commissioni: per gli italiani una doccia gelata

Il Pos e il suo utilizzo e le polemiche vanno di pari passo ormai nel nostro Paese. Ci si divide tra favorevoli e contrari.

A riaprire il dibattito sull’uso del Pos e dei relativi costi delle commissioni ci ha pensato il Governo e la sua nuova Legge di Bilancio. Infatti, ha portato a 60 euro la soglia entro cui non è più obbligatorio accettare pagamenti con carte di debito o credito. Le associazioni di categoria hanno accolto con favore le ultime decisioni del governo che “rilassano” la normativa sul tema. Dall’altra parte, le associazioni che tutelano i consumatori si schierano contro la misura.

L’Unione nazionale consumatori ha precisato che le decisioni del governo “danneggiano tutto il Paese, anche i commercianti”. “Le commissioni annullano i guadagni”. Questa, invece, la teoria di Confesercenti. I commercianti individuano il problema nelle le commissioni legate ai pagamenti con il Pos. Di contro, Massimiliano Dona, presidente di Unione nazionale consumatori (Unc), mette in evidenza come sia il Governo Conte che il Governo Draghi abbiano pensato a degli sgravi per i commercianti che adottano metodi di pagamento con Pos.

Il governo Conte II aveva previsto uno sconto del 30 per cento di credito d’imposta sulle commissioni pagate, per ricavi e compensi al di sotto dei 400mila euro. Questi crediti d’imposta scadono il 31 dicembre 2022 e la manovra del governo Meloni non li rinnoverà. Il governo Draghi aveva previsto delle esenzioni tramite un credito d’imposta al 100 per cento del valore di acquisto di un Pos, per i commercianti con ricavi e compensi al di sotto dei 200mila euro.

In ogni caso, alcune offerte sul mercato permettono addirittura di azzerare i costi delle commissioni al di sotto di una certa soglia. Il problema è che i commercianti, come i consumatori, non dedicano del tempo per cercare l’offerta giusta. La crescita dei volumi di affari dell’e-commerce a la maggior propensione degli italiani ai pagamenti digitali hanno aumentato la concorrenza tra gli operatori, che hanno così proposto offerte sempre più vantaggiose: negli anni infatti le commissioni sono diminuite.

Un viaggio tra (presunte) commissioni alte e voglia di combattere l’evasione. Ma la verità qual è?

Parte della politica ha cavalcato le posizioni dei commercianti sul Pos, seguendo il filone narrativo del “regalo alle banche”. Ma nei dibattiti sul Pos non vengono citati i vantaggi che derivano dal suo uso. I pagamenti elettronici diminuiscono il contante in cassa, aumentando la sicurezza e semplificando la gestione. Non ci si espone alla circolazione delle banconote false o ad errori di calcolo sul resto. C’è un errore fatto dal governo che è quello di limitare la libertà dei consumatori, danneggiando, così, anche i commercianti.

I vantaggi sono maggiori degli svantaggi. Anche per gli esercenti.

Confesercenti sostiene anche che il numero dei Pos in Italia è aumentato e che le somme passate attraverso questo metodo sono aumentate. Ma una ricerca ha evidenziato il contrario. I Pos sono aumentati, ma il numero dei pagamenti elettronici degli italiani è molto basso. Così, l’Italia è il paese europeo con più terminali Pos, ma che li usa di meno. Confesercenti sostiene, inoltre, che bisognerebbe rapportare le commissioni all’importo pagato. In realtà, negli anni il costo delle commissioni in Italia è diminuito.

E’ vero che non si può quantificare il costo delle commissioni sui pagamenti Pos, a causa della grande varietà di offerte sul mercato. Ma, proprio questa grande varietà permette ai commercianti di trovare soluzioni per ottimizzare o addirittura azzerare i costi. Un maggior utilizzo dei pagamenti elettronici ha costi di gestione minori rispetto al pagamento in contanti. Inoltre, si abbassa l’evasione fiscale. Infine, il cosiddetto “regalo alle banche”, infine, è più grande con l’uso del contante rispetto all’uso delle carte, ma le battaglie ideologiche hanno contribuito a demonizzare questa pratica.