Nuova specie animale scoperta: l’hanno trovata proprio in Italia | È meravigliosa

paesaggio paesino dentro la vallata con dietro le Dolomiti

Sulle alti vette dell’Italia è stata scoperta una nuova specie di farfalla mai vista prima. Gli scienziati rimangono a bocca aperta per la sua maestosità.

L’arroganza dell’uomo è pensare di sapere tutto su questo mondo, ma la natura sa sempre come tenerci con i piedi per terra. Infatti recentemente gli scienziati hanno scoperto una nuove specie mai vista prima, proprio nel nostro bel paese.

Le alte vette delle Dolomiti hanno affascinato tutti con i loro colori e tramonti, questa volta però è un piccolo abitante delle montagne a stupire tutti. Una specie di farfalla mai documentata prima è stata scoperta nei verdi pascoli della Busa delle Vette, una conca scavata dall’azione di antichi ghiacciai.

La ricca biodiversità delle Dolomiti Bellunesi ha regalato sempre grandi gioie ai biologi di tutto il paese e del mondo. La nuova specie di farfalla scoperta si aggiunge alla lista di altre due scoperte tra il 2016 e il 2018, una lista che rientra nel nostro grande patrimonio faunistico da proteggere, soprattutto con i cambiamenti climatici in atto.

Megacraspedus laseni, una farfalla mai vista

La scoperta è avvenuta grazie all’entomologo Giovanni Timossi, da anni collabora con il Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi, e ha deciso di dedicare la scoperta al professore Cesare Lasen, il botanico che è stata il primo presidente del Parco. La nuova farfalla è stata infatti battezzata Megacraspedus laseni.

Il professor Timossi si è concentrato soprattutto su falene e microlepidotteri, ossia farfalle più piccole, con aperture alari di pochi millimetri.  Durante alcuni monitoraggi in Busa delle Vette, l’entomologo ha raccolto due esemplari di una piccola farfalla che gli esami approfonditi condotti sia sulle caratteristiche morfologiche, sia attraverso analisi genetiche, hanno confermato essere una specie sconosciuta.

Di questa piccola farfalla notturna (ha un’apertura alare di poco superiore a 1 centimetro) sono stati raccolti solo due esemplari, entrambi maschi, caratterizzati da ali bianche con lunghe frange lungo il margine.

La ricerca tra le alte vette delle Dolomiti

Le altre specie conosciute del genere Megacraspedus sono caratterizzate dal fatto che le femmine hanno ali (brachittere) di dimensioni ridotte che le rendono incapaci di volare. Le larve di questi insetti si nutrono delle radici o delle parti basali degli steli di diverse piante erbacee.

“Nuove specie in alta quota si scoprono di continuo. Lo scorso anno ne ho trovata una sulle Pale di San Martino e quest’anno sul gruppo del Brenta. Eccezionale è il fatto che fino ad oggi non sia state fatte ricerche appropriate in alta quota, zone fino ad oggi molto trascurate per questo, dal 2017, ho avviato il progetto Dolomiti quota 2000”, dichiara Timossi.

L’entomologo racconta per scoprire la nuove specie ha impiegato 4 anni, nei quali l’attività sul campo è stata particolarmente impegnativa:

“Ho trovato solo esemplari maschi. Mi manca la femmina che continuerò a cercare…Bisogna salire in alta quota all’imbrunire e di notte perché queste farfalle sono notturne. Ci si porta l’attrezzatura costituita da lampade di Wood a alte emissioni di ultravioletti o lampade a led, accese per richiamare gli esemplari che si posizionano su una rete di tulle. Se riconosciamo specie note ne registriamo la presenza se invece si tratta di specie non note, gli esemplari vengono portati in laboratorio per essere studiati dal punto di vista morfologico e genetico”.

La ricchezza dei parchi nazionali italiani

L’importanza di questa scoperta è legata proprio al luogo in cui è stata fatta. “Sono specie esclusive delle Dolomiti, e sono molto particolari. Le femmine non potendo volare, hanno una bassissima capacità di dispersione e per questo possono darci molte indicazioni su quelli che sono i cambiamenti climatici alle alte quote. L’effetto più evidente è lo scioglimento dei ghiacciai ma oltre a questo c’è tutto la componente legata all’acqua di percolazione e agli effetti sulla vegetazione, perché questi animali si nutrono di piante. Questa specie è conosciuta solo nella Busa delle Vette e, data l’incapacità delle femmine di volarsi hanno un rischio di estinzione assoluta”, dichiara entomologo.

Timossi ha deciso di dedicare la scoperta al professor Lasen. Al professore era già stata dedicata anche l’Alchemilla Lasenii, una nuova specie di pianta scoperta proprio nella Busa delle Vette insieme alla Minuartia graminifolia e alla Rhizobotrya alpina.

“Per me è davvero un doppio onore. E se per un botanico vedere il proprio nome legato a una pianta è comprensibile, più raro è avere una specie animale. A rendermi felice, però, è soprattutto il fatto che entrambe le scoperte siano state fatte nella Busa delle Vette che si conferma un santuario naturalistico ed è importante che ci sia un parco che si occupa di tutelarlo e di promuovere studi e ricerche”, commenta Cesare Lasen.

esemplare di Megacraspedus laseni

E a parlare dell’importanza della ricerca è anche il presidente del Parco Ennio Vigne: “Questa scoperta evidenzia la necessità e l’importanza di approfondire sempre più le ricerche scientifiche, che sono una delle finalità istitutive dei Parchi Nazionali e permettono, come in questo caso, di fare nuove scoperte anche in aree che sono studiate da decine di anni”.