I tumori, come ben sappiamo, rappresentano ad oggi (e da svariate decine di anni) una delle cause principali di morte a livello mondiale, oltre a tutte le patologie cardiovascolari.
La medicina e la ricerca stanno facendo passi da gigante nella lotta contro i tumori, soprattutto negli ultimi anni, grazie all’impiego e l’utilizzo delle tecnologie più innovative per affrontarli, portando conseguentemente a un netto miglioramento della qualità di vita dei pazienti oncologici.
Una delle principali innovazioni risiede nella terapia a base di cellule CAR-T, che nel corso degli studi recenti si sono dimostrate molto efficace nel combattere i tumori ematologici, soprattutto per quel che riguarda la lotta ai linfomi non Hodgkin e a leucemie di natura linfoblastica (in cui le terapie convenzionali purtroppo non si sono rivelate altrettanto efficaci). Sono inoltre in studio per quanto riguarda l’efficacia nei confronti dei tumori solidi, in cui si deve cercare di attaccare esclusivamente le cellule tumorali, salvaguardando le cellule sane dell’organismo.
I linfociti di Cart-T intervengono sul tumore grazie a due distinti segnali, vale a dire due antigeni associati al tumore e strettamente correlati tra loro. Sarà necessaria quindi la presenza di entrambi affinchè la risposta linfocitica si attivi in maniera selettiva. Un antigene funzionerà da target, mentre l’altro costituirà il gate attraverso cui i linfociti potranno esercitare la loro azione. Gli studiosi hanno sperimentato la terapia Cart-T su diversi modelli animali, evidenziandone l’efficacia sul neuroblastoma. Gli antigeni usati come target, in questo caso, erano rappresentati rispettivamente dalla proteina GD2 e dall’antigene B7H3, espressa dal tumore in questione.
I ricercatori hanno messo alla prova la nuova versione della terapia Car-T contro il neuroblastoma in modelli animali e in colture cellulari. Sono stati usati due antigeni presenti nel tumore pediatrico, il GD2 come gate e il B7H3 come target. La presenza del GD2 avverte le cellule che si sta verificando la condizione A che prevede l’azione B, ossia il loro intervento contro il bersaglio.
Una nuova tecnologia al servizio delle cure
Gli studiosi hanno dato vita a una nuova tecnologia molecolare, denominata SynNotch, che permetterebbe di distinguere in maniera altamente selettiva le cellule tumorali da quelle sane. Ciò permette di differenziarle da altre terapie come la chemioterapia, che colpisce indistintamente le due tipologie di cellule senza fare eccezioni. Questa rappresenta una grande rivoluzione, dal momento che si eviterebbe di colpire e inficiare i tessuti sani, preservandoli.
Alcuni scienziati dell’University of California San Diego School of Medicine, in collaborazione con il Moores Cancer Center, hanno sviluppato un programma di intelligenza artificiale chiamato “DrugCell“. Esso permette di andare ad identificare il giusto mix di farmaci per quel determinato tipo di tumore. Così facendo, la terapia sta diventando sempre più di precisione, migliorando sensibilmente l’efficacia delle cure.
Non ci resta quindi che attendere con impazienza futuri aggiornamenti in merito alla terapia genica contro i tumori, che siamo certi non tarderanno a venire nel corso dei prossimi mesi o anni, portando a miglioramenti concreti delle aspettative di vita dei pazienti oncologici e, nei casi migliori, anche alla loro risoluzione definitiva.