Uomo scopre il tradimento della moglie: tutta colpa di Google | Ecco come ha fatto

Donna denuncia Google per aver fatto scoprire il tradimento. Ripresa a tradire il marito, ma senza targa oscurata. I giudici dicono no al risarcimento: manca la prova del nesso tra le violazioni della privacy e la scoperta dell’adulterio.

Il marito avvista la moglie su Maps in una via insolita, scopre il tradimento di lei. La moglie denuncia il colosso del digitale, ma nessun risarcimento in arrivo. L’auto era stata ripresa senza la targa oscurata con la funzione Street View, non trovando nessun avvertenza che su quella strada si stavano facendo dei servizi fotografici. La donna decide di chiamare in giudizio Google Italy, al quale incolpava della fine del suo matrimonio.

 

Targhe, violazioni e tradimenti.

Per i giudici mancherebbe le prove di collegamento tra il tradimento e la violazione della privacy. La Cassazione, con la sentenza 27224, bolla come inammissibile il ricorso della signora.

Il primo errore commesso dalla signora è stato citare in giudizio Google Italy. Infatti quanto il servizio di Google Maps è invece svolto da Google LLC. Anche se l’errore sarebbe stato comunque rimediabile.

macchina di Google street view

Chiamare in causa il colosso californiano, per i giudici sarebbe stato inutile. Perché mancava la prova del suo comportamento fosse alla base del tracollo sentimentale.

Malgrado avesse violato il codice della privacy, per quanto riguarda l’informazione preventiva al pubblico sulle riprese fotografiche e sull’oscuramento dei dati acquisiti.

Quello che sarebbe servito alla donna per portare avanti la denuncia, sarebbe stata una prova diabolica per dimostrare che il marito “si fosse accorto del parcheggio sospetto consultando Google maps – si legge nella sentenza – e che da tale scoperta fossero derivate poi le conseguenze descritte dalla ricorrente”.

In assenza di una prova del genere, che trovasse il nesso tra le violazioni della privacy commesse dall’azienda californiana e la scoperta degli altarini.

Questo la donna non aveva tra le mani. Perciò ha dovuto ammettere le sue colpe, rinunciando non solo al suo anello, ma soprattutto al sostanzioso risarcimento che bramava da Google.