Cervello e grasso potrebbero essere connessi: ecco la sensazionale scoperta

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Il cervello, e in generale il sistema nervoso centrale, sono entità ancora piene di mistero, nonostante nel corso del ‘900 siano stati condotti enormi progressi e passi avanti nel mondo della neurologia. Potrebbe esserci però una novità molto interessante in particolare, che metterebbe in collegamento due zone apparentemente distinte.

Già da decenni gli scienziati hanno ben capito come funziona esattamente, nei più minimi particolari, il metabolismo energetico: il cervello comprende i livelli di grasso nel nostro corpo monitorando costantemente i livelli di determinati ormoni (come la leptina e la grelina, che vengono segreti dal tessuto adiposo stesso) a livello della circolazione sanguigna. Un nuovo studio, però, sembra aver scoperto un nuovo livello di comunicazione tra il cervello e il grasso stesso: scopriamo insieme di cosa si tratta.

Lo studio, recentemente pubblicato sulla celeberrima rivista di carattere scientifico Nature, dimostrerebbe come ci sia una vera e propria comunicazione continua tra i neuroni (del sistema nervoso centrale) e delle fibre nervose che partirebbero proprio dal tessuto adiposo, lungo tutto il nostro corpo.

Quali innovazioni potrebbe portare?

Capire i meccanismi di questa scoperta, all’apparenza davvero sensazionale, potrebbe portare in futuro a diverse innovazioni a livello della modifica del peso corporeo e di tutti i disordini metabolici di cui una persona può soffrire, diminuendo di conseguenza tutti i fattori di rischio legati ad esempio all’obesità, quali ad esempio il rischio cardiovascolare e il diabete.

A prender parola a rappresentanza del nuovo studio è stato un neuroscienziato dello Scripps Research Institute in California , Li Ye, secondo cui la scoperta di questi neuroni presenti nel tessuto adiposo suggerirebbe per la prima volta che il cervello potrebbe monitorare costantemente e volontariamente la percentuale di grasso corporeo, non nella maniera passiva (attraverso gli ormoni circolanti) che si era originariamente pensata fino a questi giorni.

Questa scoperta, inoltre, aggiungerebbe un ulteriore livello di lettura della già complicata relazione che esiste e tra i geni, lo sviluppo dell’individuo, la sua dieta e il microbiota intestinale, che sappiamo contribuire in egual modo al suo metabolismo energetico.

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Chiaramente al momento queste rimangono solo delle semplici supposizioni che dovranno poi essere confermate da ulteriori studi di ricerca, pertanto non ci resta che attendere con impazienza i prossimi mesi (o anni) per saperne di più a riguardo.