Bancomat e carte di credito, non si salva nessuno: ecco che cosa sta succedendo

Un forte crisi del campo dei semiconduttori sta letteralmente paralizzando anche la produzione di tessere sanitarie, carte di identità elettroniche e, purtroppo anche le tessere legate al nostro conto bancario. Quali saranno le conseguenze e in che cosa il Governo Mondiale si sta impegnando al fine di risolvere il problema?

La pandemia e successivamente la guerra in Ucraina, che tuttavia  e purtroppo  non è la sola al mondo in questo momento, hanno messo seriamente in ginocchio  e in vera crisi anche il settore della produzione di microchip. I tempi di consegna un po’ ovunque si sono parecchio allungati, che cosa dovremo quindi aspettarci nel futuro più imminente?

La guerra e la pandemia hanno messo seriamente in ginocchio anche l’industria del microchip

Ci troviamo senza alcuna  ombra di dubbio in un periodo particolarmente difficile e per nulla roseo visti tutti i problemi  che il mondo si è ritrovato ad affrontare dall’inizio del decennio ad oggi, dapprima la pandemia Covid, a seguire poi la guerra in Ucraina e la conseguente crisi internazionale. Questi sono certamente e tristemente  i due capitoli più tragici del nostro tempo che hanno messo seriamente in ginocchio il mondo praticamente in tutti gli ambiti della vita e dell’economia, e con loro non si è neppure salvata l’industria dei microchip, andata letteralmente in tilt a causa della terribile carenza di materiali necessari della categoria scientifica dei semiconduttori  strettamente necessari per produrli.

La crisi dei chip minaccia  poi di produrre effetti importanti nella nostra quotidianità, dai settori delle automobili, della tecnologia e della telefonia a quello di bancomat e carte di credito e dei documenti di riconoscimento come tessere sanitarie e carte d’identità elettroniche. Tale emergenza ha già indotto il Governo a introdurre una nuova versione della tessera sanitaria senza microchip. La portata della crisi dei chip è suggerita anche dalla decisione dell’Esecutivo di proseguire la produzione di tessere semplificate almeno fino al 2024. Ma per quanto riguarda bancomat, carte di credito e carte d’identità com’è la situazione?

I Governi al lavoro su possibili alternative, ma non a breve termine

Simile carenza di materiali sta incominciando a rendere difficile, anche pericolosamente per quanto concerne la produzione, l’emissione di carte d’identità elettroniche, il cui microchip contactless memorizza i dati personali e biometrici del titolare, quali foto e impronte digitali, e le informazioni che ne consentono l’identificazione online, semplificando tutto un processo che altrimenti andrebbe parecchio  e decisamente troppo per le lunghe. Tutto questo per altro va pericolosamente a intaccare anche l’emissione di nuove carte di credito e di debito. In tutto ciò non è nemmeno esonerato il settore auto. Secondo AutoForecast Solutions, ovvero  un fornitore di database di previsioni automobilistiche, nel 2022 negli Stati Uniti le grandi fabbriche hanno rinunciato a produrre oltre un milione di veicoli a causa della crisi dei semiconduttori.

Pensate che solo  nella seconda settimana di agosto 2022, le vetture non assemblate sono state ben 180mila! A livello globale invece, a partire dall’inizio anno mancano quasi 3 milioni di veicoli, destinati  tristemente a salire a oltre 3,8 milioni entro la fine dell’anno. L’estrema difficoltà nel reperire materie prime fondamentali, come neon e palladio, ha spinto anche le istituzioni europee a intervenire in maniera assai repentina. La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha infatti approvato il cosiddetto “Chip Act”, che prevede investimenti tra i 43 e i 45 miliardi di euro fino al 2030 per la produzione europea di semiconduttori.

Bancomat tempi di consegna slittati e cause della crisi del settore

Seppur necessario, il piano europeo non svelerà i suoi primi effetti concreti prima di molti mesi, con la crisi del settore destinata con ogni probabilità ad allargarsi. a macchia d’olio.  Il Governo italiano- dal canto suo-  ha messo a disposizione delle imprese produttrici di microchip fondi per oltre 700 milioni di euro, allo scopo proprio  di “incentivare la ricerca e l’innovazione” nel comparto. Rispetto a cinque anni fa, i tempi di consegna dei microchip utili per i sistemi di sicurezza bancaria informatica si sono allungati fino a toccare le 52 settimane, contro le 27 del periodo pre-pandemia, sfiorando di conseguenza quasi due mesi. Praticamente il doppio! La crisi è iniziata nel 2020, quando le restrizioni anti-Covid hanno rallentato fino a decimare le consegne dei materiali, soprattutto effettuate dalla Cina, che per via della politica “zero Covid”,  ha esacerbato una crisi già  fortemente in corso.

A complicare la situazione, già di per se bella tosta,  dalle parti cinesi è anche l’inasprimento del conflitto con Taiwan, dal momento che l’isola è infatti il più grande produttore al mondo di semiconduttori e microchip (oltre l’80% del totale globale), soprattutto per il silicio, e una piazza commerciale di primissimo ordine, dalla quale passa il 40% del mercato mondiale via mare. Tutto quanto -però- va detto che, conseguentemente alla pandemia, è stato ulteriormente aggravato e messo  letteralmente in ginocchio dal conflitto scatenato dalla Russia. Il perché è presto  spiegato: l’Ucraina, dati alla mano, è uno dei principali esportatori di C4F6 e di neon, gas utili per l’incisione laser dei wafer di silicio con cui si costruiscono i chip. La Russia, per contro, esporta grandi quantità di palladio.