Scontro tra il governo americano e i big del tech. I repubblicani vogliono fuori dagli store online l’app cinese TikTok, ma incolpano Google ed Apple del fatto.
Negli ultimi giorni stiamo assistendo allo disputa tra il governo americano contro le big tech. Il commissario del FCC (Federal Communications Commission) del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti d’America, Brendan Carr, ha puntato il dito verso Google e Apple perché stanno aiutando i cinesi a prendere in possesso i dati riquadranti i cittadini americani.
Il commissario Brendan Carr si riferisce al fatto che la nota app cinese TikTok sia ancora disponibile sugli app store, nonostante il fatto risulta una minaccia alla sicurezza del paese. La presenza dell’app sugli store online rischia di danneggiare i cittadini, le cui informazioni personali possano essere finire nelle mani del cinese, visto che il partito comunista cinese ha libertà di entrare nei server delle loro aziende.
Oltre a danneggiare gli utenti, la presenza di TikTok sugli store va anche contro l’idea che Google ed Apple portano da tempo avanti: ovvero, che i loro servizi garantiscono maggior sicurezza e privacy ai loro utenti. Non è la prima volta che nel dibattito americano si apre il questo discorso, i repubblicani sono stati sempre in contrasto con i big del tech e le loro scelte, volendo limitarne in nome della sicurezza nazionale.
TikTok contro il governo degli Stati Uniti
La lettera inviata il 2 dicembre al capo dell’antitrust del Dipartimento di Giustizia, Jonathan Kanter, e scritta dal membro della FCC Brendan Carr, si richiede a Apple e Google di rimuovere dai loro store l’app TikTok. Questo è uno degli ultimi tentativi del repubblicano di rimuovere l’applicazione cinese dagli store online.
Già il mese scorso, Carr ha chiesto al governo degli Stati Uniti di vietare TikTok per il timore che la Cina possa esercitare la sua influenza sulla società madre di TikTok, ByteDance, per ottenere l’accesso ai dati degli cittadini statunitensi o per diffondere propaganda e disinformazione. Ora, invece, si sta puntando la questione dell’app cinese come un problema di antitrust.
“Apple e Google non stanno esercitando il loro ferreo controllo sulle app per gli scopi altruistici o pro-concorrenziali che propongono come difese alle rivendicazioni esistenti in materia di antitrust o concorrenza. Al contrario, la loro condotta dimostra che queste motivazioni sono meramente pretestuose, riferimenti talismanici invocati per proteggersi dalle responsabilità”. Un pezzo scritto nella lettera inviata da Brendan Carr al Dipartimento di giustizia.
Anche dopo della diffusione della notizia da parte CNN, Apple e Google non hanno voluto rispondere a proposito. La FCC non regolamenta direttamente gli app store o i social media, si concentra invece più sui media tradizionali, come le emittenti radiotelevisive e gli operatori via cavo.
Da anni TikTok ha collaborato con il Committee on Foreign Investment, un comitato governativo statunitense composto da più agenzie e incaricato di esaminare le implicazioni per la sicurezza nazionale delle operazioni di investimento all’estero. Raggiungendo a un accordo che permette a TikTok di operare nel mercato statunitense nonostante i problemi di sicurezza.
Il colosso cinese ha proposto come soluzione al problema il Project Texas, un piano per migrare i dati degli utenti statunitensi esclusivamente su server cloud ospitati da Oracle. Proprio la scorsa settimana, l’amministratore delegato di TikTok, Shou Zi Chew, durante una conferenza del New York Times ha dichiarato: “nessun governo straniero ci ha mai chiesto i dati degli utenti e se lo facesse, diremmo di no”.