Abbiamo assistito ad un vero e proprio boom del mondo degli smartphone. L’offerta è sempre più variegata, e sono ormai in commercio dispositivi dotati delle più disparate caratteristiche e funzionalità, ovviamente sulla base del costo. Oggi è infatti possibile individuare smartphone di fascia bassa, media o alta, considerati veri e propri top di gamma.
Quello che senz’ombra di dubbio accomuna maggiormente tutti gli smartphone sono le applicazioni (o App) che sono disponibili rispettivamente nei due store principali, rappresentati in questo caso da Google Play Store da una parte, e App Store per iOS e tutti i dispositivi annessi (iPhone, iPad, Apple Watch e via dicendo).
Come per tutte le cose del web, bisogna sempre prestare la massima attenzione per ciò che si scarica effettivamente da internet, e le applicazioni di questi store non esulano ovviamente da questo discorso. Nella fattispecie sarebbero state individuate, nel corso delle ultime settimane, alcune app infette sul Google Play Store da cui è preferibile tenersi alla larga. Scopriamo nel dettaglio quali sono, in modo tale da evitare il problema alla radice.
Partiamo da TubeBox, che ha recentemente raggiunto un milione di download totali: si trattava di una App che restituiva denaro in cambio della visione di annunci pubblicitari online, e che recentemente ha subito dei malfunzionamenti che hanno poi portato alla sua successiva rimozione.
Abbiamo poi Bluetooth device auto Connect (anche questa con il traguardo di ben un milione di download totali) unitamente a Bluetooth & Wi-Fi USB Driver (oltre 100’000 download in questo caso).
Altre App pericolose
C’è poi stata Volume, Music Equalizer, che aveva recentemente raggiunto i 50.000 download: in questo caso addirittura era presente un protocollo, il cosiddetto Firebase Cloud Messagging, che dava piena libertà all’App di caricare siti senza che le persone ne fossero al corrente, con la generazione di pubblicità non richieste.
Arriviamo poi a Fast Cleaner & Cooling Master, che si attesta sui 500 download circa. L’App in questione riusciva addirittura a trasformare in un server proxy qualsiasi smartphone infettato: così facendo i truffatori avevano la possibilità di veicolare il loro traffico all’interno di essi, con tutte le rischiose conseguenze del caso.
Infine abbiamo altre 6 app, in questo caso rivolte agli investimenti per gli utenti russi, che erano riuscite a totalizzare circa 10.000 download ognuna. Tali applicazioni promettevano guadagni assicurati in cambio di investimenti da parte degli utenti ignari di tutto, ma in realtà consistevano in campagne di phishing e truffe online con il fine ultimo di conquistare i dati sensibili del povero malcapitato di turno.