ChatGPT store: ecco il suo primo negozio dove puoi acquistare e fare un tour della miglior tecnologia | È qualcosa di assurdo

ChatGPT – depositphotos – Passionetecnologica.it

Come funziona il primo negozio in assoluto al mondo di intelligenze artificiali? Ebbene, è ancor più strano di quanto si possa pensare. 

Che cosa potrebbe essere un ‘negozio’ di ChatGPT? Ebbene OpenAI lo ha appena svelato e sembra essere uno store dove sono in vendita diverse versioni di ChatGPT. Serve una IA giornalista? O un redattore Seo? O ancora un programmatore videoludico? Eccovi serviti. Naturalmente tanti saluti a chi, come i giornalisti, vivevano di ciò. Ma come si è visto in altre occasioni tutto ciò interessa molto relativamente i ‘padroni’ dell’IA.

Le intelligenze artificiali, a propria volta, verranno create dagli utenti stessi che trarranno un guadagno dalle proprie ‘creazioni’. Nulla pertanto verrà creato di originale; e parlando di intelligenza artificiale la cosa non sorprende affatto.

Sarà inoltre possibile vedere i chatbot più popolari – e più venduti – in un’ apposita classifica. Secondo Open AI dono stati creati attualmente 3 milioni di chatbot, anche se non è detto siano davvero tutti ‘utili’. Però il negozio teoricamente premierà proprio quelli più utilizzati, più ritenuti utili dalla massa degli utenti.

Ma come funziona il negozio? Innanzitutto è accessibile solo da coloro che hanno un abbonamento ChatGPT Plus e per chi utilizza un qualsiasi piano aziendale di ChatGPT. Chi invece utilizza ChatGPT gratuitamente non avrà alcun accesso alla piattaforma, prevedibilmente.

Come funziona il negozio delle intelligenze artificiali? La remunerazione

Però non è ancora tanti punti oscuri. Ad esempio come verranno pagati i creator? In teoria verrà introdotto un modello a pagamento per gli sviluppatori di applicazioni GPT; e il pagamento varierà a seconda del numero di acquisti, valutando esclusivamente il successo del ‘motore’ in questione.

ChatGPT – depositphotos – Passionetecnologica.it

Un meccanismo ad esempio molto diverso da quello dell’App Store di Apple, dove il 70% della vendita va all’azienda e il 30% agli sviluppatori. Conterà invece solo il successo dell’applicazione, il suo essere ‘virale’. Un meccanismo potenzialmente molto pericoloso, perché favorirà solo alcuni creator a scapito di altri. Potrebbe portare a situazioni di monopolio o a cattive pratiche volte a favorire la quantità sulla qualità.

L’azienda OpenAI ha per il momento chiarito di voler utilizzare un modello basato su tariffe per monetizzare adeguatamente l’esperienza; senza limitarsi a ChatGPT, anche se senza dubbio questa rappresenta il loro ‘cuore’, il loro elemento di punta assoluto. Certamente però, se dovesse diventare un sistema ‘solo’ a pagamento, la popolarità del brand ne risentirebbe alquanto.