Non è un cyborg, ma lo ricorda molto da vicino: si tratta del nuovo computer a neuroni costruito da una start up australiana. Vediamo insieme come funziona.
Perchè non costruire un computer ‘biologico’, utilizzando il cervello umano? Dopotutto le analogie sono evidenti: i chip sono come i neuroni, si utilizza l’elettricità, la struttura stessa dell’encefalo è simile. Potenzialmente tra rete cibernetica e rete neurale non c’è reale differenza.
Il Mobile World Congress, a questo proposito, ha offerto l’occasione per vedere all’opera un vero computer biologico, perfettamente funzionante; un’operazione scientifica di grande interesse, sebbene innegabilmente un po’ inquietante. L’operazione, compiuta da una start up australiana, ha un che’ di straniante.
Si è infatti partiti dal sangue umano – delle gocce di emoglobina, niente di più – utilizzandole per creare cellule staminali, le quali appositamente coltivate hanno creato dei neuroni. Questi sono risultati praticamente identici a quelli del cervello umano e, ponendoli assieme, è stato possibile creare una rete neurale.
Ma che cosa può fare questo computer biologico? E’ essenzialmente un calcolatore; può fare semplici operazioni matematiche e seguire delle istruzioni. Secondo i creatori del pc, la rete si comporta tale e quale un cervello umano; la componente meccanica è data da un convertitore digitale analogico connesso alle cellule coltivate in vitro, un’interfaccia cyborg.
Essenzialmente i neuroni reagiscono agli stimoli e la reazione viene convertita nel digitale; ad esempio tramite 600 neuroni umani connessi a un chip la macchina gioca a Pong. Un simile computer ha però in media un costo: 30/40mila euro.
La speranza di tutti è che un simile computer possa essere usato per la ricerca medica; ad esempio per supportare chi ha avuto aree del cervello danneggiate. Si pensi a chi ha difficoltà a parlare a causa di una lesione cerebrale o, egualmente, ha problemi di equilibrio, di memoria, di gesti semplici, ma in realtà complessi.
Le sperimentazioni compiute normalmente sui pazienti – con immensi rischi – potrebbero essere svolte sulla rete neurale artificiale, con la libertà di compiere esperimenti a trecentosessanta, tanto a livello quantitativo quanto qualitativo. D’altronde, guardando sotto l’involucro di plastica, il computer in questione ricorda un essere vivente; ci sono delle cellule neurali alimentate con liquido per il nutrimento e due serbatoi per il cibo e per gli scarti, oltre a un sistema di filtri.
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