Uno scrittore ha utilizzato ChatGPT per scrivere un romanzo vincitore di un importantissimo premio letterario. Scopriamo insieme di che cosa si tratta.
Utilizza l’intelligenza artificiale e vince un premio letterario. Sembra una truffa – e un po’ forse lo è, il giudizio spetta ai lettori – la vicenda giunta dal lontano Giappone. La scrittrice Rie Kudan ha infatti vinto il 170° Premio Akutagawa utilizzando ChatGPT per scrivere il proprio romanzo.
E qui occorre iniziare a fare i dovuti distinguo, le differenze fondamentali: ChatGPT secondo l’autrice è stato utilizzato solo per alcuni passaggi, per alcune parti del romanzo. E’ stato più un aiuto che un reale sostituto. O almeno così afferma; intanto il seme del dubbio è stato metaforicamente lanciato e già germoglia critiche su critiche.
Rie Kudan ha infatti ammesso di aver utilizzato l’IA per scrivere circa il 5% del testo totale, sfruttandola come mezzo per risolvere blocchi e impasse da scrittrice. Secondo la nipponica simili IA sono perfette per aumentare la propria creatività.
Ma di che cosa tratta il romanzo? E’ una vicenda peculiare, degna della storia alle sue spalle. Il romanzo infatti rientra nell’ambito della fantascienza e tratta la storia di un architetto, una donna, che deve costruire una torre. Non si tratta di una torre difensiva, né ornamentale; quanto piuttosto di una torre rivolta ai criminali. Un carcere, dunque; un panopticon se si preferisce. La torre costruita infatti verrà adibita a centro di ri abilitazione di diversi criminali. Non mancano pertanto le sfumature distopiche, kafkiane.
Secondo la scrittrice del lontano Nippon l’IA è stata utile per riscrivere alcune frasi, garantendo uno stile meno aguzzo, meno aggressivo. Se vogliamo l’IA ha ‘ingentilito’ la scrittura della giapponese.
Inoltre anche solo ‘conversare’ con Chat GPT ha aiutato molto l’autrice, le ha permesso di superare alcuni blocchi, alcune ‘secche’ che non avrebbe potuto aggirare senza l’aiuto umano. Non si è trattato pertanto di sostituire l’autore con una macchina, caso mai di avere avuto un (virtuale) assistente.
La giuria, a propria volta, si è dichiarata entusiasta; un vero e proprio plebiscito a favore del romanzo, giudicato senza difetti. Lo stesso utilizzo dell’IA è stato ritenuto, in controtendenza, un valore aggiunto. Una visione profondamente diversa da quella occidentale dove l’IA sta venendo avversata dagli umanisti, a fronte della generale povertà del settore.
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