La Scienza negli ultimi anni sta facendo dei passi da gigante grazie alle scoperte di ricercatori e scienziati altamente qualificati. Il merito è senza dubbio della tecnologia all’avanguardia. Il telescopio della NASA, per esempio, ha individuato nella costellazione di Boote un oggetto celeste e gli scienziati giapponesi hanno individuato una sostanza misteriosa.
Adesso c’è un’altra novità: la fusione di due stelle. Ciò ha generato uno dei lampi gamma più energetici e luminosi mai osservati. Ecco cosa c’è da sapere.
Gli astronomi della NASA hanno chiamato oggetto celeste CEERS-93316. Il telescopio James Webb ha degli infrarossi che permettono di osservare la luce emanata da ogni elemento dell’Universo e in questo caso è stato possibile risalire a delle informazioni. In poche parole è stato affermato che la luce è partita appena 235 milioni di anni dopo il Big Bang e ha viaggiato per oltre 13,55 miliardi di anni. Non è un oggetto puntiforme e non è compatto, ragion per cui si azzarda nel parlare di una vera galassia.
Il team di scienziati giapponesi è stato in grado di affermare l’esistenza di una materia a soli 1,7 miliardi di anni dalla formazione dell’Universo con l’utilizzo di lenti gravitazionali. Andando nello specifico, costituirebbe forse l’85% del nostro Universo.
Adesso con i radiotelescopi ALMA (Atacama large millimeter/sub millimeter Array) è stata registrata la fusione tra due stelle. Per rendere l’idea, l’energia sprigionata è tale da polvere all’istante la Terra se si trovasse vicino all’esplosione.
A osservare il fenomeno è stato un team di ricerca guidato dagli scienziati dell’Università Radboud e di Northwestern. Hanno collaborato con i colleghi del Dipartimento di fisica e astronomia dell’Università dello Utah.
C’è stata un’esplosione provocata dalla fusione tra una stella di neutroni e un’altra stella e ciò ha sprigionato un’energia a dir poco sorprendente.
“Queste fusioni si verificano a causa della radiazione delle onde gravitazionali che rimuove energia dall’orbita delle stelle binarie, facendo sì che le stelle si avvicinino a spirale l’una verso l’altra. L’esplosione risultante è accompagnata da getti che si muovono a velocità prossime a quella della luce. Quando uno di questi getti è puntato verso la Terra, osserviamo un breve impulso di radiazione di raggi gamma o un GRB di breve durata”, ecco cosa ha dichiarato il coautore dello studio Tanmoy Laskar.
Attraverso un comunicato stampa dell’Università Northwestern è stato detto che i lampi prodotti dei raggi gamma durano solo una frazione di secondo. Ma come è possibile allora individuarli? La risposta è stata fornita dal NRAO (National radio astronomy observatory): “Gli scienziati cercano un bagliore residuo, un’emissione di luce causato dall’interazione dei getti con il gas circostante”.
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